Pazienza e apertura: il lavoro di Giuseppe D’Arienzo rappresenta una Torello multiculturale

24 Nov, 2022

Pazienza. Nel suo ruolo è fondamentale. Giuseppe D’Arienzo – Drivers Supervisor – si relaziona inevitabilmente con un team di autisti molto eterogeneo per nazionalità, lingue e cultura. Si esprime con i termini più vicini al suo lavoro e ne dà una lettura accessibile. Quando parla di azienda dinamica, evolutiva, ibrida dice: “basta guardare i mezzi”! 
E ha qualcosa da dire a proposito della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebra questo mese.

Il rapporto con Torello. Quando è nato e come si è evoluto.

Torello è la mia prima esperienza lavorativa iniziata circa cinque anni fa nell’ufficio controllo documenti di trasporto. Attività tranquilla per una persona appena assunta ma io volevo fare di più, non volevo limitarmi al controllo dei documenti, volevo approfondire il mio lavoro. Antonio Torello si rese conto di questa mia curiosità e di questo bisogno di andare oltre. Dopo un po’ di mesi l’azienda stava valutando una nuova risorsa per la gestione degli autisti. Scelsero me. Colsi l’opportunità al volo. Passavo da un lavoro da scrivania ad un lavoro che mi rappresentava molto di più.
Oggi mi sento realizzato ma il segreto è di non esserlo mai abbastanza perché bisogna avere sempre fame e voglia di nuovi progetti.

Tre aggettivi per Torello

Rispondo con tre termini che si richiamano l’un l’altro.

Dinamica. Torello è un’azienda in piena evoluzione, abituata a rinnovarsi mediante l’impiego di energie proprie. Si muove alla velocità della logistica che ad oggi credo sia davvero tra i settori più dinamici, ecco, dell’economia mondiale. 

Evolutiva. E sai da che puoi accorgertene? Guardando gli stessi mezzi! Sono quasi tutte macchine Euro 5 e 6. E considera che guidare un mezzo di ultima generazione significa tenere sempre aggiornati gli autisti. Le aziende che adottano un approccio evolutivo, che non si fossilizzano, mostrano di dare priorità alle persone.

Ibrida. Per metà futuristica e per metà familiare. Ti fa sentire parte di un’azienda che è un grande player nello scenario dei trasporti e allo stesso tempo parte di una famiglia. Quale che sia il contesto, qui anche se hai un piccolo problema ne puoi parlare direttamente.
Non attenderai settimane per essere ascoltato e verrai messo sempre a tuo agio.

Il ruolo ricoperto. Responsabilità e visione personale.

Mi occupo di analisi, supervisione, gestione dei servizi e della soddisfazione dei driver e nel farlo mi interfaccio con uffici e responsabili differenti. 
Da una parte ci sono i costi aziendali che devono sempre essere ottimizzati, dall’altro le esigenze degli autisti. Il mio compito principale è quello di gestire gli autisti, mantenere i rapporti, realizzare la reportistica dei loro stili di guida.
Devo assicurarmi che gli autisti guidino i mezzi in modo sicuro e sostenibile che in termini pratici significa efficientare il servizio, contenere i costi, ridurre l’inquinamento. 
Analisi e ottimizzazione, le mie responsabilità principali riguardano l’efficientamento dei costi e il miglioramento del reparto. È in questo modo che riusciamo a garantire il miglior servizio Torello.

Il team di autisti che coordino è molto eterogeneo per nazionalità, lingue e cultura. All’inizio la cosa mi metteva in difficoltà, adesso non più. Adesso se penso alla prima forma di interazione mi viene in mente quella con una persona. Nell’incontro con tante culture differenti ammetto però di avere un debole per la cultura senegalese.

Racconta un aneddoto, un momento che ti ha fatto capire di essere nel posto giusto

È una cosa molto curiosa, uno strano incrocio di casi. 
Quando facevo il praticantato, andai a prendere un caffè con il mio consulente del lavoro. Incontrai casualmente Rocco Loria e Concetta Torello, che allora non conoscevo, ed ebbi una strana sensazione. Quando li rividi in azienda ricollegai quella stessa sensazione. Sarà stato sesto senso, sarà coincidenza, non lo so, ma in questi casi il destino fa il suo lavoro perché sono ancora qui!

Torello dedica abbastanza spazio alla formazione?

Qui oltre a riceverla in forma teorica si fanno corsi di formazione sul campo che per quanto riguarda il reparto che gestisco sono essenziali. Chiaramente quando parliamo di formazione si può fare di più ma si può fare di più sempre, quello che manca è il tempo.

Questo mese si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Che valore ha?

Ha un grande valore a cui corrisponde poca consapevolezza!
Non limitiamoci a dire “sono contro il femminicidio” o “sono contro la violenza in generale”.  
La violenza contro le donne ha una connotazione diversa, si fa tutti i giorni, anche attraverso piccoli gesti, sì talvolta anche involontari, che limitano le loro scelte. Non c’è bisogno necessariamente del gesto eclatante pur da condannare! 
Nessuno di noi deve sentirsi fuori da queste dinamiche perpetrate da chi considera normale tenere lontane le donne da posizioni di potere. 

Sceglieresti ancora questo lavoro e lo consiglieresti ai giovani?

A me piace questo lavoro, forse è proprio questo che mi entusiasma. 
Lo risceglierei e lo consiglierei ai giovani perché in generale il mio è un invito a cogliere sempre l’opportunità, a non privarsi, a provare e a non sottovalutarsi mai. Quello che sono lo devo sicuramente a me ma anche a Torello che ha creduto in me.

Io stesso ho colto un’opportunità quando Torello cercava giovani laureati circa cinque anni fa. Quante volte diamo per scontato delle cose?
Invece fui chiamato al colloquio ed ebbi una bellissima impressione dell’azienda e di Concetta che, insieme a Tommaso Santoro, mi misero a mio agio creando un clima molto tranquillo, rilassato. Ormai mi sentivo già a casa. 
E sono ancora qui.