Sulle strade la sequenza dei camion si allunga a perdita d’occhio, mentre l’industria del trasporto su gomma è stretta tra caro energia e aumento del costo delle materie prime il pensiero va all’inquinamento prodotto.
Posizioni inconciliabili? È chiaro, non si può rinunciare totalmente al trasporto su strada.
Cosa ci aspetta?
Dobbiamo chiarire i termini della questione, fare attenzione alle parole, evitare di presentare soluzioni di trasporto come del tutto sostitutive alla gomma. “Non c’è contrapposizione fra trasporto ferroviario, trasporto marittimo e trasporto su gomma”. Partiamo da alcune considerazioni fatte da Antonio Torello – Chief Technical Officer.
Sostenibilità. La narrazione giusta è da tre punti di vista
Con il termine sostenibilità anche se ci si riferisce quasi sempre all’ambiente come responsabilità nell’utilizzo delle risorse, essa va intesa integralmente nei tre aspetti: economico, sociale, ambientale.
“Partiamo da quello ambientale e dalle implicazioni che ha nel nostro settore. C’è un evidente problema di narrazione che nasce dalla condanna in toto della gomma.
Si spinge tantissimo su intermodale e multimodalità – perché andare su gomma quando posso risparmiare? – ed è corretto, ma non sempre è la soluzione giusta per tutto”.
Ricordiamo che con multimodale si definisce il trasporto con almeno due modalità diverse, mentre con intermodale si intende un trasporto multimodale con unico contenitore, senza rottura del carico.
“Si perché quando si parla di intermodalità, intesa solo come nave, ferro o aereo, tra le righe si tende a screditare la gomma, di fatto necessaria per l’ultimo miglio (pensiamo all’alimentare). Non è invece più sensato sfruttare i pregi delle varie modalità intesa come giusta combinazione di vettori in cui la gomma è comunque necessaria”?
Combinazione di vettori che non può non tenere conto della tipologia di merce trasportata. Come la mettiamo con i freschi e i freschissimi?
Fresco, freschissimo. Compatibilità con l’intermodale
Pensiamo alla tipologia di merce con shelf-life stringenti che difficilmente arriverebbe a destinazione nei tempi. Quanto impiegherebbe ad arrivare questa merce su treno?
“Non è ipotizzabile che alcuni prodotti deperibili viaggino sui treni perché ad oggi l’intermodale non è più competitivo rispetto alla gomma in quanto ai cosiddetti lead-time. Questo chiama in causa infrastrutture, veicoli e tecnologia in generale”.
Ragionare sulle infrastrutture
Non tutti gli interporti hanno dei buoni collegamenti ferroviari o non tutti riescono a soddisfare le necessità delle aree circostanti.
“Affinché la sostenibilità sia fattibile è necessario che ci siano infrastrutture.
Inoltre la stessa presenza di infrastrutture, che rende fattibile la sostenibilità ambientale, ha ricadute positive anche socialmente. Se decido di fare l’intermodale in modo strutturato significa che sto distribuendo ricchezza (ferrovie, interporti, trasporto su gomma…) chiamando in causa la circolarità dell’economia al cui centro c’è l’individuo. Ma le aziende non possono fare tutto da sole”.
Quindi la necessità che intervengano i decisori pubblici per investimenti a 360°.
Ragionare sui veicoli e innovazione
Il trasporto non è tutto uguale, c’è un trasporto che tende alla sostenibilità ed è più virtuoso e uno meno virtuoso.
“Quando vado su gomma sto di certo emettendo emissioni nocive ma non quanto una vecchia classe di emissioni dei veicoli. Abbiamo una flotta composta quasi totalmente da macchine Euro 5 e 6 e spingiamo per l’aggiornamento dei veicoli allineandoci al dettato di legge che contiene i livelli di emissione entro i quali devono rientrare.
Bisogna spiegare bene la logistica come funziona, fare attenzione alla narrazione che viene fatta del trasporto su gomma. Non è utile per nessuno demonizzare la gomma e il diesel in assoluto, è importante farlo con i veicoli vecchi che sono nocivi per l’ambiente, per i veicoli nuovo bisogna fare un discorso differente”.
Si fa riferimento a tecnologie e innovazioni che vanno sicuramente perfezionate, dalla quale si possono ricavare report per apportare dei correttivi. Poi c’è il discorso dei veicoli ibridi a gas naturale liquefatto (GNL o LNG), offrono davvero un’alternativa più ecologica al diesel?
“L’associazione ambientalista Transport & Environment (T&E) ha incaricato l’Università della tecnologia di Graz di mettere a confronto un camion LNG con uno alimentato a gasolio. Ebbene, i test su strada e in condizioni reali parlano di emissioni addirittura superiori a quelle prodotte dal suo omologo diesel di riferimento”.
Solo i veicoli a emissioni zero sono in grado di decarbonizzare il trasporto su strada.
Allo Stato il compito di ridare competitività al sistema
Poi c’è il discorso dell’energia alternativa, a maggior ragione in periodi come questi con una crisi energetica in corso, che va fatto tenendo conto che una cosa è parlare di energia alternativa nel campo dei consumer, un’altra è parlarne al livello industriale.
La fattibilità?
“La sostenibilità economica per elettrico e metano è venuta a mancare ma in ogni caso, l’Italia consentirebbe la ricarica di migliaia e migliaia di veicoli? Bisognerebbe dotare tutta l’Europa di stazioni di ricarica sufficienti”.
Dal 2035 non verranno più prodotti veicoli a carburanti fossili.
“Gli Stati membri dell’UE hanno detto sì, tra 13 anni si smetterà di vendere nuovi veicoli a combustibili fossili. Intanto, da quando è entrato in vigore il decreto aiuto la carbon tax di cui il trasporto beneficiava è stata sospesa. Non è paradossale togliere la Carbon Tax? Non è un controsenso spingere verso il green e togliere un importante incentivo a chi investe nel trasporto a basse emissioni?
Nel mentre, le aziende di trasporto si ingegnano da sole nel trovare soluzioni sostenibili.
“Un altro dubbio legittimo, come è possibile che ci abbiano rilasciato un brevetto che coinvolge la tecnologia diesel se i veicoli diesel non sono sostenibili? Abbiamo ottenuto il brevetto e la nostra tecnologia sono i camion a diesel!
Insomma, esiste il trasporto sostenibile e non. Bisognerebbe dare maggior credito a quello sostenibile indipendentemente dalla modalità, non scambiare l’effettiva sostenibilità con il greenwashing – un rischio per tutti – premiare le aziende che ne sentono la responsabilità e renderle consapevoli che se la mettono in atto c’è un ritorno in termini economici. Spero di aver lanciato qualche spunto, ecco, sostenibile”!
Siamo di fronte a una serie di scelte che spettano ai decisori pubblici e che, se assunte nell’ambito di una politica nazionale, sarebbero in grado di influenzare positivamente le imprese private, rendendole più forti e competitive. Non dimentichiamo che il termine ultimo, anche per le aziende di trasporto e logistica è il guadagno.