Cosa sogna un Manager del trasporto internazionale quando andrà in pensione? Veder passare i camion seduto su una panchina! Vorremmo potervi dare idea di una persona con tale senso dell’umorismo. Lui è Stephane Sanial – Branch Manager – e gli lasciamo raccontare la sua ricca storia con Torello che apostrofa con un “jamais deux sans trois”, non c’è due senza tre. Fate così, immaginate un ottimo francese mixato ad un italiano con una forte influenza del sud e leggete tutto d’un fiato. Un accento irresistibile che sente forte il richiamo delle radici e le tiene vive in una connessione quotidiana con l’Italia.
Il rapporto con Torello. Quando è nato e come si è evoluto.
Mi chiamo Stephane Sanial e sono il responsabile della filiale di Saint-Quentin-Fallavier in Francia. Ho iniziato con Torello nel 2000 quando cercavano un disponente francese per gestire e sviluppare i ritorni dei mezzi dalla Francia all’Italia. Essendo di origine italiano, di Torre del Greco precisamente, la vidi come l’opportunità di conoscere le mie radici. Sono rimasto fino all’anno dopo, per poi tornare dal 2005 al 2008. Quando il COO, Umberto Torello, mi ha chiamato nel 2017 per prendere in gestione la filiale di SQF, dopo una settimana di riflessione ho accettato la sfida perché già conoscevo Torello e il suo eccezionale sviluppo. Come diciamo in francese “jamais deux sans trois”.
Dal 2017 ad oggi le mie responsabilità sono la gestione della filiale e lo sviluppo business.
Dal momento in cui ho conosciuto i Torello mi hanno sempre trattato come uno della famiglia, di cui mi sento davvero parte. Il rapporto con Umberto, Concetta e Antonio non è mai cambiato, si sono sempre basati sulla fiducia e sul rispetto perché si affezionano alle persone che dimostrano di tenere all’azienda. Una cosa che apprezzo molto è il fatto di poter parlare direttamente a loro, con grande serenità, subito, non tra tre mesi.
Chiaramente si parla di un’azienda di certe dimensioni e le criticità ci sono, ma il gruppo fa tutto quello che può per migliorare.
Voglio sottolineare che uno come me non è facile da gestire, tutti hanno i propri difetti ma io di più essendo tornato per ben tre volte!
2001-2002, 2005-2008, 2017 ad oggi. Perché?
Per questioni familiari e di crescita professionale che ho sempre accolto per arricchire il mio bagaglio di esperienza. La prima volta perché ho avuto l’opportunità di lavorare in Italia con un altro grande gruppo, poi sono stato costretto a tornare in Francia e ho lasciato Milano per avvicinarmi alla mia famiglia. Ma mi era rimasto il dubbio con Torello e avevo voglia di tornare, quindi mi hanno dato una seconda opportunità. Sono tornato con le stesse responsabilità che avevo all’inizio, far tornare i camion dalla Francia per l’Italia, sviluppare il mercato francese, riprendere i contatti. Poi me ne sono andato di nuovo perché volevo ancora fare esperienza, all’epoca pensavo ad un un profilo commerciale. Nel 2008 sono tornato in Francia, a Lione, e ho lavorato in un’altra grande azienda. Insomma, dopo 25 anni ero arrivato ad essere il responsabile commerciale di una delle più grandi aziende al mondo di logistica.
Ad un certo punto capita un fatto. Durante l’evento di Senec, in occasione dei dieci anni di TN Logistica in Slovacchia, Umberto mi chiama per propormi un progetto. Vado a Piacenza e l’azienda mi appare completamente diversa. Era diventata gruppo, si era strutturata e sviluppata molto anche a livello di logistica e di altri reparti.
Ho valutato la proposta, non era facile, ma le ho dato un peso tutt’altro che economico.
Dunque ho accettato. Mi ha spinto a ritornare l’amore per le mie radici con cui cercavo un contatto.
Tre aggettivi per Torello
Voglio raccontarli attraverso qualche aneddoto per fare capire lo spirito dell’azienda.
Tenace. Mi ricordo tanti bei momenti in ufficio con Umberto che diceva sempre “Stephan, qui è una guerra”, le risate con i colleghi. Non hanno mai perso una battaglia perché hanno affrontato sempre tutto con il sorriso sulle labbra non lasciandosi mai scoraggiare da un settore tutt’altro che facile.
Altruista e unita. E qui potrei raccontarne tanti di aneddoti ma uno degli episodi che ricordo con più piacere è la visita e la donazione ai bambini dell’ospedale di San Giovanni Rotondo dove ci siamo raccolti in preghiera al Santuario di Padre Pio. Un momento indimenticabile per me che mi ha raccontato tanto di loro.
Ambiziosa. Non è restata nei propri confini. Si è affidata a professionisti, ha cercato sempre di alzare l’asticella arrivando sulla soluzione prima che si ponesse il problema, la necessità, l’esigenza. Considero questa caratteristica indispensabile per diventare vincenti.
Cosa hai guadagnato a livello umano nel passaggio a Torello?
I valori andati persi. C’è qualcosa di diverso a livello umano e lo si percepisce nell’unità, perfettamente incarnata in una famiglia del sud Italia, nei valori che sopravvivono come l’aiuto e l’amore reciproco, la gentilezza. Hanno un gran cuore.
Come è conosciuta Torello in Francia?
In Francia siamo un gruppo abbastanza noto. Con il nome Torello offriamo garanzia e quindi più facilità di avvicinare e proporre ai francesi. Qui piace la mentalità degli italiani, c’è una storia che ci apre le porte. Come diciamo noi, hai più possibilità di non farti buttare la cornetta giù!
Sceglieresti ancora questo lavoro?
Quando ho iniziato nel 1991 non immaginavo il percorso lungo e ricco di esperienza. Dopo 25 anni di trasporto ho avuto l’opportunità di gestire una filiale e lo faccio con buoni risultati da 4 anni. Quindi assolutamente e sinceramente sì!
Il mio percorso in Francia non è ancora finito, spero di continuare ancora qui, ma se Umberto mi chiamasse in Italia, soprattutto giù, non me lo farei dire due volte perché al sud c’è un sapore, un odore diverso mentre nel nord Italia non c’è differenza con la Francia.
Abbiamo reso la simpatia del personaggio?