“Deve esserci. La chiave è la collaborazione tra gli attori della filiera”.
Una vita nei trasporti, un esordio brillante nella logistica che gli è valsa la nomina a Presidente della Sezione di Specializzazione Trasporti Alimentari Anita e Transfrigoroute Italia per due mandati consecutivi. Quest’anno si vota per il rinnovo e chissà che…
È appena stata celebrata l’Earth Day e la consapevolezza di tutte le persone – a prescindere da etnia, sesso, reddito o provenienza geografica – di avere diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile sembra essere sempre più matura.
Mantenere un ambiente sostenibile significa non eccedere nell’utilizzo delle risorse fino a non poterle più riutilizzare e la logistica lo sa bene essendo strutturata in varie attività in cui il trasporto, responsabile delle emissioni di gas a effetto serra, rappresenta la percentuale più significativa. Appare chiaro come la natura deperibile del prodotto che attraversa la filiera non fa che accentuare il problema.
Umberto Torello fa una panoramica sul settore food trainato dai consumatori e di quanto sia possibile, anche lavorando indirettamente su di essi, ridurre sia i rifiuti che l’impatto ambientale dei trasporti alimentari.
Chief Operating Officer Torello, Amministratore Unico DIF Network, Presidente della Sezione di Specializzazione Trasporti Alimentari Anita e Transfrigoroute Italia: vive il settore a 360°. L’importanza di lavorare sulla logistica per sensibilizzare al consumo consapevole.
Il contributo delle attività logistiche nel contrastare l’esaurimento delle risorse è fondamentale. Stiamo parlando di un’attività che genera un impatto ambientale importante. Secondo uno studio sulla visibilità della supply chain condotto da Sapio (società londinese leader nelle ricerche di mercato), per conto di Zetes, si stima che ottimizzando le supply chain si potrebbero risparmiare 240 miliardi di euro solo riducendo gli sprechi di prodotti alimentari. Sensibilizzare le persone all’importanza della conservazione delle risorse resta l’unica arma che abbiamo per salvaguardare la Terra.
La distribuzione svolge un ruolo non secondario nel contrasto agli sprechi alimentari.
Lavorando con prodotti freschi e ad elevata deperibilità è emersa negli anni una forte attenzione a soluzioni antispreco. La riduzione dei percorsi con veicolo vuoto, l’ottimizzazione dei percorsi di consegna, le consegne puntuali per fare in modo che il prodotto abbia più lunga vita sullo scaffale. Se si lavora per ridurre l’impatto ambientale dei trasporti spesso si arriva anche ad una riduzione dei costi. Lavoriamo costantemente sulle diverse soluzioni di logistica distributiva, sulle soluzioni di mobilità non inquinanti.
Il problema principale lo pone il fresco.
In pratica è il prodotto stesso a disegnare i due possibili scenari di mercato, ovvero esaurimento scorte e approvvigionamento eccessivo che pone problemi legati alla shelf-life life del prodotto, ovvero le scadenze.
È chiaro che l’evoluzione normativa di questi anni ha contribuito a far maturare una maggiore sensibilità di filiera disciplinando questioni quali la responsabilità civile, gli aspetti igienico-sanitari che hanno dotato gli attori della filiera di strumenti utili ad incrementare l’attenzione. Direi che siamo in una fase abbastanza avanzata di consapevolezza.
L’approccio per coordinare gli attori della filiera.
Occorre strategia, un approccio su cui lavoriamo da anni. La logistica per il food ha un termine che più di altri si accinge a spiegare la necessaria natura di pianificazione e coordinamento tra gli attori della filiera. Occorre visione a lungo termine e tecnologia. Strategia vuol dire sostanzialmente monitoraggio, incrocio dei dati, visibilità della supply chain, tracciabilità.
Data di scadenza e temperature di conservazione dettano tempi e stagionalità perciò la collaborazione è di fondamentale importanza per tenere insieme tutta la complessità delle referenze gestite dalla produzione industriale allo “scaffale”. Con una migliore organizzazione logistica ridurre gli sprechi è possibile.