Concorrenza, cambiamento, crescita. Family business tra longevità e sfide per il futuro. Ne parla Concetta Torello

31 Ott, 2022

Le aziende familiari italiane si distinguono senza dubbio alcuno per la loro longevità: tra le prime 100 aziende più antiche al mondo, 15 sono italiane e tra queste, 5 – Fonderie Pontificie Marinelli, Barone Ricasoli, Barovier & Toso, Torrini e Marchesi Antinori – sono tra le dieci aziende familiari più antiche tuttora in esercizio.

L’impresa familiare (o family business) costituisce in Europa l’ossatura del sistema imprenditoriale e rappresenta più del 60% delle imprese totali secondo un report della Commissione Europea del 2018. In Italia il 93% delle imprese nel settore privato è considerato family business poiché controllato o gestito da una famiglia e rappresenta la struttura principale del nostro sistema economico.

“Una chiara collocazione in cui da tanti anni diciamo la nostra”. Fatta questa premessa, Concetta Torello – Chief Financial Officer, è sicuramente la più adatta a parlare di business familiare. Proviamo a spuntare con lei alcune questioni che si pongono le aziende a carattere familiare.

Le percentuali dicono che si è in buona compagnia ma questo significa anche tanta concorrenza

Sì, soprattutto nel nostro settore dove fino alla metà degli anni Novanta, la maggior parte dei trasporti su gomma veniva effettuata da piccole realtà artigiane, i cosiddetti padroncini. Il proprietario coincideva con l’autista del veicolo che svolgeva l’attività distributiva in prima persona e aveva a proprio carico anche la gestione contabile ed amministrativa della propria attività. Sono storie che ricalcano in tutto e per tutto la nostra.
Ma succede che a partire dai primi anni del duemila, con l’aumento della domanda dei trasporti, portata anche dal boom dell’e-commerce, molte di queste piccole realtà si sono potute organizzare in aziende più strutturate, altre hanno subito un ridimensionamento, molte sono restate fortemente legate al territorio e al tessuto sociale sul quale sono nate. Noi siamo riusciti a mettere radici anche in Europa partecipando alla crescita del territorio nel quale abbiamo deciso di fare impresa per restare. Restare qui (Montoro ndr.).

Oggi però preferisco guardare queste percentuali da un’altra prospettiva, quella della collaborazione. Viste anche le sfide che giornalmente ci troviamo ad affrontare a livello globale, è necessario dare maggiore spazio a questo tema.

Da sempre le aziende familiari, come la nostra, tendono ad instaurare ottime relazioni basate proprio su quelli che sono i valori fondanti di questa tipologia di organizzazione e più in generale di una famiglia. Viviamo in una società fortemente interconnessa dove il numero di interazioni tra i diversi attori è in continua crescita. Sempre più spesso, infatti, ci troviamo a collaborare anche con i nostri concorrenti e la condivisione di una forte cultura familiare rappresenta un vero e proprio valore aggiunto.

Spesso le aziende a conduzione familiare vengono accusate di essere restìe al cambiamento, di fare fatica ad introdurre innovazioni 

Anzitutto innovazione non vuol dire solo e sempre innovazione tecnologica ma può riguardare anche cambiamenti organizzativi e di immagine. Direi che il rapporto diretto che abbiamo costruito con tutti rende la struttura snella a livello organizzativo affinché l’innovazione possa diffondersi, nella sua accezione più ampia, nel modo più rapido possibile. Se poi vogliamo rimanere su un piano più strettamente tecnologico, rispondiamo con i fatti. Abbiamo da tempo strutturato in azienda un gruppo dedicato ai progetti di Ricerca & Sviluppo che ha tirato fuori in poco più di due anni due progetti importantissimi che ci stanno dando grandi soddisfazioni: GLAP e TrailerCOLD BLUE.

Insomma non è vero che ci spaventa il rischio, che siamo avversi al cambiamento, al contrario, ci mettiamo in discussione tutti i giorni provando a meritarci quanto abbiamo costruito. E lo ripeto da sempre, con le nostre forze. Non è un caso che siamo qui da quasi 50 anni e abbiamo intenzione di restare.

C’è poi il discorso delle nuove generazioni che mette all’ordine del giorno il passaggio generazionale

Io e i miei fratelli, mio padre, pensiamo che il cognome non introduce di diritto in azienda né ti assegna automaticamente un ruolo. Portare avanti il marchio Torello richiede ben più del semplice fatto di portarne il cognome. Siamo qui perché abbiamo tutti imparato sul campo.
I nostri figli e nipoti devono guardare all’azienda come una palestra formativa in cui mettersi alla prova, devono formarsi, domandarsi, testarsi sul campo.

La realtà a cui andiamo incontro rende necessario il contributo di tutti, basta che siano persone pronte ad intraprendere nuove idee, da nuove prospettive. 
Io dico sempre che ogni tanto bisogna fermarsi e provare a scattarsi una fotografia che restituisca l’immagine più fedele di noi stessi tenendo ben presente che: la crescita va coltivata su valori etici, l’innovazione è la leva per lo sviluppo, la fiducia nelle persone ripagherà ogni sacrificio futuro.